LA QUADRILOGIA PALESTINESE A LUGANO
L’UNIVERSO PAZIENTE.
LA QUADRILOGIA PALESTINESE
IN ANTEPRIMA SVIZZERA
A LUGANO
CENTRO SOCIALE MOLINO
Viale Cassarate 8 Area ex Macello
MAGGIO-GIUGNO 2012
17 MAGGIO, ORE 21
ALLA PROIEZIONE SARA’ PRESENTE L’AUTORE
GAZA A CIELO APERTO
MURO CONTRO MURO
CORTOMETRAGGIO
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24 MAGGIO, ORE 21
ALLA PROIEZIONE SARA’ PRESENTE L’AUTORE
TONIGHT ON JENIN
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31 MAGGIO, ORE 21
AD EST DI GERUSALEMME
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7 GIUGNO, ORE 21
IL LATO D’OMBRA
STORIE DI PALESTINESI D’ISRAELE
IL LATO D’OMBRA. STORIE DI PALESTINESI DI ISRAELE
IL LATO D’OMBRA.STORIE DI PALESTINESI DI ISRAELE
QUARTO E ULTIMO DOCUMENTARIO DELLA QUADRILOGIA PALESTINESE di Maurizio Fantoni Minnella
è oggi disponibile in dvd al prezzo di 18.00 euro
per informazioni consultato i siti:
www.quadrilogiapalestinese.org
www.fantoniminnelladoc.org
Nel doppio dvd potete trovare
Il lato d’ombra. Storie di Palestinesi di Israele
Il film è una sorta di viaggio tra i palestinesi d’Israele, ossia tra coloro che dal 1948 in avanti, hanno scelto di restare nella propria terra d’origine, diventata Israele.
Da Jaffa, antichissimo porto del Mediterraneo, abitato dagli arabi, e Gerusalemme Est, attraverso le città di Ramla e di Lod, fino a Nazareth, Cana e ai villaggi palestinesi sulla costa, il film raccoglie numerose testimonianze di palestinesi che vivono la profonda lacerazione della doppia identità, mostrando i luoghi nei quali l’identità arabo palestinese è ancora viva (Jaffa) o in altri in cui essa è ridotta a un cumulo di rovine accanto a cui sono cresciuti ghetti popolari per la minoranza araba.
e i cortometraggi
Stormy weather in Jaffa
Deserts
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Se desiderate conoscere tutti i film de La quadrilogia palestinese potete scrivere a minfo@libero.it
I titoli sono:
GAZA A CIELO APERTO
TONIGHT ON JENIN
A EST DI GERUSALEMME
IL LATO D’OMBRA. STORIE DI PALESTINESI DI ISRAELE
Perché ho deciso di girare film documentari
“ La somma di tutti i documentari finora realizzati,
si avvicina di molto al respiro del mondo”
Maurizio Fantoni Minnella
Che cosa significa fare documentari oggi in Italia? Innanzitutto esporsi al rischio della dispersione e dell’oblio. Con questo intendo affermare che la difficoltà a produrre e a distribuire film documentari d’autore, deriva principalmente da un pregiudizio fortemente radicato nella nostra cultura, secondo cui il pubblico corrente, il “comune spettatore”, per dirla con le parole di Oreste Del Buono, non sarebbe affatto pronto ad assimilare un prodotto filmico che si situa in uno strano limbo, ossia tra il cinema di finzione, universalmente riconosciuto perfino nella propria accezione degenerativa di fiction, e il cosiddetto documentario educational senza finalità estetiche.
Ma è proprio la difficoltà, ma anche la pigrizia intellettuale nel definire questo “nuovo oggetto filmico”, ad avere per così dire ritardato i tempi di disseppellimento e di rivalutazione critica di una prassi filmica (si badi, non di un genere), la cui definizione più corretta ed efficace è quella di cinema del reale. Del resto i segni di una deliberata dimenticanza, da parte della critica, tutta a favore di un cinema, quello narrativo, ritenuto a torto, maggiore, sono leggibili nella cronica povertà di materiale storico, critico e monografico (perfino nelle filmografie dei singoli autori, viene omessa la maggioranza delle opere documentaristiche!). Infatti, anziché rimarcare semplicemente la diversità del film documentario d’autore, si è preferito ignorarne i valori e i significati, insistendo peraltro sulla sua presunta inferiorità. Ciò è dimostrato, ad esempio, dalla mancanza di una prospettiva storico-critica nell’evoluzione stessa del documentarismo in Italia, quasi che questa nuova ondata di autori e di opere, certamente originata non tanto da una solida tradizione nazionale, (che andrebbe invece sottratta all’oblio), quanto da modelli esterni, da esempi contemporanei non provenienti dal documentarismo puro come i tedeschi Wim Wenders, o Werner Herzog, o da autori esclusivamente di film documentari di grande successo come l’americano Michael Moore. Ed è proprio sull’onda di tale successo che in Italia, con il film documentario d’autore è nata una nuova definizione di documentario; qualcuno preferisce chiamarlo altro cinema o cinema del reale. Quest’ultima mi sembra la più appropriata per un linguaggio che pur rifiutando l’idea di drammaturgia e di conseguenza, l’utilizzo della recitazione, tuttavia ritrova al suo interno, ossia dentro i codici della realtà, dramma, comicità e narrazione.